Chi siamo e da dove veniamo?
Dal 7 Febbraio al 14 Aprile 2014 al Centro Anziani G. Mazzini
Scopriamo la vita e le culture dell’uomo preistorico attraverso il cammino della sua evoluzione attraverso una serie di conferenze di Alberto Castagna (Comitato Tecnico Scientifico dei Musei della Lessinia) che si terranno presso il Centro Anziani Protagonisti nel Quartiere di Biondella di Via Biancolini, 39/a gestito da ANTEAS. Due uscite guidate completeranno il nostro viaggio nella storia.
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Ad Alberto Castagna potremo chiedere spiegazione delle dichiarazioni di alcuni ricercatori hanno ricostruito la faccia di un cacciatore di 7 mila anni fa il cui scheletro del preistorico è stato trovato in Spagna.
I nostri antenati avevano pelle scura e occhi blu. L'identikit è stato tracciato da un gruppo di 24 ricercatori internazionali, che hanno lavorato coordinati da Carles Lalueza·Fox, dell'Istituto di biologia evolutiva di Barcellona, e hanno pubblicato le loro conclusioni sulla rivista Nature. Emerge così che Brana-1 (come è stato definito) aveva fra i 30 e i 35 anni al momento della sua morte, avvenuta circa 7 mila anni fa. Viveva in un territorio corrispondente all'attuale Spagna nord-occidentale. Grazie a un'accurata analisi del suo Dna e alla ricostruzione del suo viso partendo dal cranio, gli studiosi ci hanno consegnato un suggestivo ritratto dell'uomo preistorico.
Si è arrivati alla sequenza quasi completa del Dna di Brana-1 a partire da un dente ben conservato dello scheletro che era stato rinvenuto otto anni fa nella grotta di La Brana-Arintero (da qui l'appellativo dell'uomo), nella provincia iberica di Leon, insieme a un secondo scheletro sempre maschile. A quell'epoca, definita mesolitica e collocata tra il paleolitico e il neolitico, gli esseri umani vivevano di caccia e di vegetali.
Questo gruppo, in base ai risultati ottenuti, era geneticamente distante dalle attuali popolazioni europee, ma era più vicino ai nordeuropei come svedesi e finlandesi. I geni evidenziano che dovevano avere pelle e capelli scuri: già questo, secondo i ricercatori, costituisce una sorpresa. Inoltre altri geni, nell'uomo moderno, corrispondono agli occhi blu. Ma questa combinazione genetica non esiste nelle attuali popolazioni del continente.
Finora si pensava che il colore della pelle di questi preistorici dovesse essere più chiaro. Il cambiamento, dunque, è avvenuto più tardi. Inoltre il DNA sequenziato di Brana-1 è stato confrontato con altri Dna antichi, con quello di un fossile umano che risale a·23 mila anni fa scoperto in Siberia. Tra i due è stata riscontrata una firma genetica comune, e ciò mostra che esiste una continuità, in questo arco temporale, fra l'Eurasia occidentale e quella centrale.
Il lavoro del gruppo di scienziati non si è fermato qui. Sono stati esaminati i geni dell'apparato digerente di questo preistorico, appurando che era intollerante al lattosio e nell'impossibilità di digerire l'amido, vale a dire cereali e patate. Così si ritiene che soltanto alla fine del mesolitico, 5 mila anni fa, avviandosi verso l'età neolitica, l'uomo cacciatore-coltivatore, diventato agricoltore e allevatore, fosse cambiato, sfociando in un individuo in grado di bere latte e assimilare i cereali. Altre caratteristiche di quest'uomo erano la resistenza ad alcuni virus e batteri e a certe malattie: si tratta di variazioni genetiche ancora presenti nell'uomo moderno.
Quanto al secondo scheletro rinvenuto, chiamato. Brana-2, si sta lavorando anche su di esso, ma per ora non si è trovato un campione davvero buono partendo da questo fossile. Forse lo scheletro è stato più esposto all'acqua, e ciò ha influito sulla conservazione del Dna. In ogni caso la conclusione ottimistica di Lalueza-Fox è che l'archeo-genetica rivoluzionerà il punto di vista sugli albori della storia, apportando grandi cambiamenti e punti di vista più complessi.
di ETTORE BIANHI (Italia Oggi Venerdì 31 Gennaio 2014 – le notizie mai lette in Italia)